La Space economy italiana punta a diventare competitiva, leader in ambito europeo, con ricadute attese a vantaggio di tutta l’industria spaziale nazionale. A meno di tre mesi dalla concessione dei fondi del Pnrr da parte del Dipartimento della trasformazione digitale, l’Asi, l’Agenzia Spaziale Italiana, sta lavorando all’assegnazione dei contratti al comparto industriale. L’80% delle risorse è in fase avanzata di attribuzione contrattuale e si prevede di assegnare il restante 20% dei fondi Pnrr già entro dicembre 2022.

Fortune Italia ne ha parlato con Giorgio Saccoccia, presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, che ha tracciato uno scenario chiaro di quelli che sono gli obiettivi della Space Economy italiana.

Dalla corsa allo spazio fino all’odierna golden age della Space economy, quali sono state le tappe fondanti di questo percorso?
Negli ultimi 20 anni, il settore è stato caratterizzato da una netta trasformazione. Lo spazio era inizialmente percepito come ambito principalmente scientifico, di ricerca, mentre oggi si connota anche come importante strumento di accelerazione economica. In particolare, è cresciuta la possibilità di lavorare, operare, vivere nello spazio, anche grazie alle ricadute dovute alle attività svolte nella Stazione Spaziale Internazionale (Iss), nata alla fine del secolo scorso, si è affermata come un laboratorio orbitante di sperimentazione attorno alla terra.

All’Asi sono stati assegnati 880 milioni di euro dei fondi del Pnrr. Questo consentirà maggiori investimenti nell’ambito dell’osservazione della Terra, e lo sviluppo di progetti legati al settore strategico dell’in-orbit service. Quali le ricadute concrete di queste azioni?

Il Pnrr aggiunge una fetta importante di finanziamenti, ma c’era già stato un forte incremento delle risorse nazionali dedicate allo spazio, proprio per l’importanza del settore e delle azioni svolte. In merito alle risorse del Pnrr assegnate ad Asi, queste si concentrano su una serie di temi di supporto agli aspetti della space economy. Un esempio è quello dell’in-orbit service, una tematica legata alla logistica spaziale, che consentirà quindi di effettuare operazioni logistiche di intervento su satelliti già in orbita. In questo campo in particolare, siamo stati i primi a sviluppare queste tecnologie a livello europeo, e saremo in condizione, grazie a questi investimenti e agli sviluppi che ne verranno, di essere leader di settore in Europa. Altre iniziative riguardano il settore delle telecomunicazioni sicure, lo sviluppo di infrastrutture di terra, in particolare di speciali telescopi che saranno utilizzati per monitorare lo spazio attorno alla Terra rispetto a possibili impatti id oggetti artificiali, quali detriti, o di ordine naturale, come potrebbero essere degli asteroidi. E infine parliamo di investimenti importanti, legati a infrastrutture per la produzione di satelliti. Un portafoglio ampio di interventi, tutti a supporto dello sviluppo del settore.

Una parte dei fondi Pnrr Asi saranno destinati allo Space Center di Matera, in che modo questo asset già strategico sarà utile a tracciare nuove direttrici di sviluppo del settore?

Parliamo di un investimento pari al 5% circa che sarà destinato al centro di Matera, e ricade proprio fra gli investimenti sulle infrastrutture di terra, necessarie a supportare il miglior utilizzo possibile dei dati generati in orbita. Parliamo di una componente essenziale della space economy. Servirebbe a poco ricevere dati e non poterli trasformare in un disegno di architettura spaziale. Il potenziamento della struttura di Matera permetterà di lavorare a nuovi progetti che stiamo facendo partire, relativi all’osservazione della terra e che ci permetteranno di aumentare in maniera significativa i servizi legati alla produzione di dati spaziali.

In netto anticipo rispetto agli accordi stipulati con Esa, l’Asi ha già avviato le procedure per l’assegnazione dell’80% dei fondi disponibili. In che misura questo inciderà sullo sviluppo di nuovi asset spaziali per il nostro paese?

La natura dei fondi del Pnrr è tale da consentire accesso alle iniziative da parte di tutta la filiera. Soprattutto per le attività legate ai servizi, ci aspettiamo di ricevere moltissime proposte dalla piccola e media impresa. Ma anche per lo sviluppo di progetti di asset orbitanti, o nuove tecnologie, crediamo e siamo certi che ci possa essere forte spinta innovativa, che verrà proprio dai ‘piccoli’. Poi c’è il ruolo classico dei grandi fornitori, specializzati nei progetti di maggior portata, ma anche questi investimenti aumenteranno ulteriormente le opportunità per l’indotto e le Pmi. Tutta l’iniziativa va letta in senso positivo, è davvero importante per tutto il comparto poter avere accesso a questo blocco di finanziamenti aggiuntivi.

In che modo il settore Space può contribuire alla ripresa e al rilancio del Paese?

Sono convinto che lo Spazio sia un grande acceleratore della crescita del Paese. È interessante il fatto che investiremo buona parte del Pnrr sull’upstream, su ciò che viene mandato in orbita, ma con un ritorno in termini di servizi e applicazioni satellitari (c.d. downstream) che saranno impiegati dai cittadini e dalle istituzioni .
Quella dello Spazio è una tematica ad ampio fattore di moltiplicazione, di grande ritorno sugli investimenti.
Poi c’è da aggiungere che l’intera filiera è ormai cresciuta, in termini di competenza e di capacità di lavorare su commesse, cresciuta al punto che era importante alimentarla con nuove occasioni di sviluppo.
E c’è anche l’aspetto della visibilità, del posizionamento verso l’estero, e avere risorse finanziare e investimenti, che abbiamo potuto decidere in totale autonomia a livello nazionale, ha rappresentato un’opportunità strategica e ci ha permesso di scegliere le aree in cui investire.

La filiera spaziale italiana copre tutti i settori, dalla ricerca alla produttività, spesso puntando e sostenendo anche lo sviluppo di startup innovative. Questo la rende competitiva a livello globale. Quanto questa autonomia è strategica, per il settore, ai fini della realizzazione di programmi ed iniziative  di successo?

È essenziale, lo spazio è un settore sinonimo di innovazione, un voler andare oltre ampliando i confini dell’innovazione tecnologica. E per farlo bisogna partire dalla ricerca di base, dalla formazione universitaria, e non si può prescindere dall’attenzione alle radici di cui ha bisogno la ricerca spaziale. Lo spazio è poi tema multidisciplinare, che comprende regolamenti, giurisprudenza spaziale, comunicazione. L’offerta e le opportunità che si creeranno da queste iniziative hanno una forte rilevanza. A livello istituzionale c’è molta attenzione in merito.

L’Asi e i fondi per lo Spazio

I fondi assegnati all’Asi rientrano nelle convenzioni firmate il 21 giugno 2022 dal Mitd con l’Esa e l’Asi, utili ad attuare il capitolo Pnrr dedicato allo Spazio (Missione 1, Componente 2, Investimento 4) per un valore complessivo di oltre 2 mld di euro. I restanti 1,3 mld di euro, stanziati nel quadro del Pnrr, rappresentano l’investimento finalizzato allo sviluppo dell’innovativa costellazione satellitare ‘Iride’ per l’osservazione della Terra, che vedrà in Esa il soggetto attuatore e in cui la stessa agenzia spaziale Italiana avrà un ruolo di rilievo.
Il nome della costellazione Iride è stato oggetto di un concorso a cui hanno partecipato tutte le scuole italiane, ed è stata Samantha Cristoforetti lo scorso giugno, nei primi giorni della sua seconda missione spaziale, a dare l’annuncio del nome scelto e degli studenti vincitori in diretta dall’Iss.

Fonte: fortuneita.com