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Space Innovation Hub ha acceso i riflettori sul tema della formazione professionale. Serve una visione trasversale e anche creativa per spingere l’innovazione e favorire la spinta dell’ecosistema nazionale. Determinante il ruolo dei distretti e la liaison fra industria, ricerca e università.

L’aerospazio sta vivendo una fase di forte “revival” complici anche i fondi del PNRR che vanno ad aggiungersi alle risorse pubbliche già stanziate nel corso degli anni. E poi ci sono i fondi del venture capital messi in campo per finanziare startup e aziende innovative e spingere l’ecosistema nazionale della new space economy. Per non parlare del coinvolgimento dell’Italia nella missione Artemis per il ritorno sulla Luna.

L’Italia ha tutte le competenze necessarie per affrontare le nuove sfide? Quali sono le questioni più dirimenti legate al tema delle competenze nella space economy italiana? Del tema si è discusso in occasione dell’evento “Space Innovation Hub – Gli orizzonti dell’industria aerospaziale italiana” organizzato da Roma Innovation Hub in una tavola moderata dal direttore di Spaceconomy360, Mila Fiordalisi.

Il capitale umano indispensabile e centrale per il successo
“La capacità industriale italiana, guidata dalla grande impresa, si è moltiplicata. Se aumenta il budget di cifre importanti il capitale umano è indispensabile e centrale per le nuove avventure e determinante per il successo di una partita internazionale ma anche italiana – ha sottolineato Paolo Gaudenzi, a capo del Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Aerospaziale dell’università Sapienza di Roma -. Abbiamo le competenze per gestire il futuro ma ci sono due elementi da considerare: le competenze sono trasversali e molti addetti non sanno che potranno lavorare nel mondo spaziale”.

I quattro pilastri portanti della formazione
Quattro, secondo Gaudenzi, i pilastri portanti. “Primo: la formazione deve continuare ad essere disciplinare, ciascuno con le sue specifiche competenze, la forma mentis è una. Secondo: la formazione disciplinare deve essere supportata da una visione sistemica e sintetica. Terzo: ai giovani va data l’opportunità di sviluppare la dimensione creativa e innovativa, che non è banale. Quarto: serve “tolleranza” al diverso ambiente, all’internazionale, al multiculturale” E tutto ciò, spiega Gaudenzi, “deve essere legato dal fil rouge dell’agilità per rispondere con rapidità ed efficacia a esigenze specifiche e in rapida evoluzione”.

La Commissione Aerospazio dell’Ordine Ingegneri Roma
La Commissione Aerospazio dell’Ordine Ingegneri della Provincia di Roma è da tempo impegnata nella messa a punto di iniziative anche di formazione per spingere le competenze nel settore dell’aerospazio.
“La commissione aerospazio è stata creata nel 2017 e, nel mio ruolo, ho cercato sin da subito di coinvolgere tutti i rappresentati della filiera nazionale spaziale, dalle imprese agli enti pubblici alla ricerca”, ha raccontato Giovanni Nicolai, Consigliere e Responsabile Area Aerospazio dell’Ordine Ingegneri della Provincia di Roma.

Una commissione dunque inclusiva per creare una cultura dell’aerospazio. Negli ultimi due-tre anni circa 30 gli eventi su tematiche di grande attualità: dal progetto Artemis all’esplorazione dello spazio, dalle costellazioni di satelliti Cubesat alle non terrestrial network fino all’utilizzo delle piattaforme mobili per piccoli satelliti. “Forte il supporto delle aziende e della filiera a queste iniziative: si è creata la possibilità di sinergie e nuove opportunità e quindi di sperimentare l’innovazione per la filiera spaziale.

La giovane e promettente rete del distretto del Veneto
L’osservazione della Terra è senza dubbio il “segmento” su cui si sono accesi i riflettori anche in considerazione delle numerose attività che potranno essere portate avanti nell’ambito della gestione dell’emergenza climatica ed energetica. Quali iniziative e opportunità si aprono per le regioni?
In rappresentanza del Distretto dell’aerospazio del Veneto Giovanni Dal Lago, manager peraltro a capo di Officina Stellare. “La rete del Veneto è molto giovane rispetto a quella delle altre regioni – ha evidenziato dal lago -. Capita che le aziende non si conoscano nemmeno all’interno del proprio territorio, aziende che hanno il core business nello spazio e molte altre che lavorano nello spazio – anche se magari non è per loro il segmento core – ma hanno attività fondamentali. Le competenze ci sono ma non ci si rende conto abbastanza delle potenzialità. Quindi va creato un network. Peraltro, lo spazio diventa sempre più attrattivo anche grazie all’abbattimento dei costi dei satelliti nell’orbita bassa”.

Il distretto della Campania
Il Distretto della Campania è decisamente una punta di diamante considerate le iniziative e le prospettive per lo sviluppo del territorio in ambito aerospazio. Un modello replicabile?
“Il compito dei distretti sui territori è creare modelli stabili di collaborazione fra sistema della ricerca, aziende – soprattutto PMI – in raccordo con la grande impresa”, ha spiegato Luigi Carrino, presidente del Distretto Aerospazio Campania. “Siamo capaci di produrre conoscenza importante e poi abbiamo difficoltà a trasformarla, è un’annosa questione. I distretti aerospaziali che hanno nel loro DNA l’innovazione si prestano bene alla creazione di network: i progetti di innovazione – ne abbiamo fatti per 300 milioni di euro – hanno sempre un leader industriale a fare da guida. La partita la si gioca e la si vince se insieme con l’innovazione ci sono le competenze: oggi sui territori lavoriamo per formare le risorse che serviranno nel futuro, non possiamo fermarci, l’evoluzione è rapida.  Bisogna incidere sull’università ma anche e soprattutto sulle scuole, a partire dagli Its: serve una cabina di regia per una visione unica”.

Per rivedere l’evento integrale (CLICCA QUI)
Fonte: Spaceconomy360.it