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Il 2023 dello spazio italiano è un anno di molte partenze, alcune fisiche, altre reali, verso obiettivi, a medio o lungo termine. Secondo il presidente dell’Agenzia spaziale italiana, Giorgio Saccoccia, sarà decisivo per il posizionamento dell’Italia a livello internazionale, nel programma Artemis della Nasa che ci riporterà sulla Luna. Tra gli highlights ci sono le missioni verso lo spazio profondo e faranno scienza dell’Universo, osservazione della Terra, il primo smallsat italiano in partenza verso la fine dell’anno e un’altra costellazione italiana di satelliti, Iride, che prende forma. Si impongono nuove sfide tecnologiche da finanziare già da ora, per gli anni futuri con l’utilizzo dei fondi Pnrr e dei fondi nazionali per spazio, per un totale di 2,3 miliardi di euro: “Per la prima volta da parecchi anni il budget nazionale supera di parecchio il contributo Esa, che pure è salito molto” ha sottolineato Saccoccia durante l’incontro con la stampa. Una parte, circa 800 milioni, sarà gestito direttamente dall’Esa.

L’Italia tenterà di consolidare la propria posizione di grande prestigio in orbita bassa terrestre, dove il traffico comincia a essere parecchio. Il 2023 sarà l’anno del debutto del primo satellite della piattaforma italiana Platino: smallsat, minisatelliti costruiti partendo da un paradigma “standard”, con un peso che oscilla tra i 150 e i 350 chilogrammi, pensata per poter ospitare strumenti diversi a seconda delle esigenze delle missioni. La partenza di Platino 1 sarà però condizionata dalla disponibilità del lanciatore, per i comprensibili ritardi che subirà Vega C dopo il fallimento del lancio di novembre. Ci sono ancora però delle questioni da risolvere e riguardano la legislazione. L’Italia, come molti altri Paesi, non possiede una legge sullo spazio e questo, nel 2023, è un “buco” al quale bisogna rimediare. Un tema sul quale si è iniziato a discutere a dicembre, durante la conferenza organizzata da Fondazione Leonardo, in occasione della Giornata Nazionale dello Spazio 2022: “Nel 2023 mi piacerebbe approfondire un dialogo con il governo per capire se c’è la volontà e la capacità verso la creazione di una legge complessiva sulle attività spaziali” ha detto Saccoccia.

Nell’agenda dell’Agenzia spaziale italiana, alla voce Pnrr, ci sono tanti contratti da firmare che riguardano diversi settori, ma l’orbita bassa è tra quelli che, ormai storicamente, interessano di più per il futuro anche in ottica New space economy. Iride innanzi tutto, è la costellazione di osservazione della Terra la cui gestione (fondi del Pnrr) è però stata affidata all’Esa (e che andrà ultimata entro il 2026), assieme allo sviluppo di nuove tecnologie di propulsione per l’evoluzione dei lanciatori. Tutti contratti da firmare entro i primi mesi dell’anno. L’elenco è lungo, e parte con i fondi investiti per progettare satelliti “di servizio”: carri attrezzi spaziali per le operazioni di in orbit servicing: “Nel primo trimestre del 2023 dovranno essere contrattualizzate diverse attività previste dal Pnrr per lo spazio – ha evidenziato il presidente Asi – da lato gestione Asi ci sono diverse tipologie, una è quella dell’in orbit servicing: dal Pnrr abbiamo 350 milioni di attività, un budget superiore di quanto ha investito la stessa Esa, un settore nel quale sta investendo anche la Francia. E arriveremo anche a un dimostratore. C’è lo sviluppo di telescopi per la detezione di oggetti possibili minacce di caduta, fabbriche smart dedicate alla produzione di futuri satelliti e costellazioni, per investire anche sulla capacità produttiva e tutta la parte legata all’evoluzione delle infrastrutture di terra di Matera, legata all’osservazione della Terra e ai servizi. Una parte investita con Cassa depositi e prestiti per favorire iniziative di nuovi operatori e startup per servizi di osservazione della Terra”. 

Fonte: Matteo Marini – La Repubblica
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